Io, Gabriella e Menti Vagabonde
È ormai trascorso del tempo da quando io e Gabriella siamo diventate Menti Vagabonde, da quando abbiamo sentito l’esigenza di dare una forma a tutto quello che ci univa – e che tuttora ci unisce -.
Questa forma, il blog, probabilmente era pensato più per noi due che per chi avrebbe potuto esserne interessato. Ora si è rafforzata in noi l’idea di creare qualcosa che possa diventare un ponte tra persone diverse e lontane e ancora una rete che colleghi noi con altre donne.
Nell’ultimo periodo ho sentito in me più forte l’idea di sorellanza, un termine che fa parte della storia del femminismo. Negli anni ’70 la scrittrice e attivista femminista statunitense Kate Millet anni con sorellanza indicava la solidarietà, il legame reciproco. Era un’idea che mirava ad ottenere un’unione sotto vari aspetti, senza differenze di classe, etnia, religione. Questo termine fu ripreso dall’antropologa Marcela Lagarde, un legame di amicizia tra donne che diventano quindi complici e lavorano assieme libere e forti, senza essere rivali, senza sentirsi concorrenti
Non facciamo parte di alcun gruppo, movimento, questo sentimento è presente nella nostra amicizia dalla sua nascita, parte integrante e naturale, e si è rafforzato nel tempo.
Al di fuori di questo rapporto, e di quello che sono riuscita ad instaurare con altre amiche che rappresentano un punto cardine della mia vita, ho percepito che tra noi donne molto spesso prevale la competizione sia sul piano privato che su quello professionale. La società impone ritmi frenetici, è vero, e noi donne ci siamo emancipate, ma a discapito di quello che era il femminile, quanto ci sentiamo ancora in comunione con le altre donne?
Nel mondo del lavoro, in quello politico, nello spettacolo, passando attraverso i mezzi di comunicazione, consideriamo che la sorellanza ci renderebbe più unite e quindi forti? Soprattutto in un momento come questo nel quale ancora occorre lottare per avere opportunità e condizioni di lavoro uguali a quelle degli uomini, in cui non accennano a diminuire episodi di violenza verbale e fisica e sono anche rimesse in discussione leggi che tutelano scelte personali. Il romanzo distopico “Il racconto dell’ancella” di Margaret Atwood, dal quale è stata tratta una serie tv molto bella ma altrettanto disturbante, ha agitato in me molti pensieri. Il romanzo narra una società nella quale le donne sono state sottomesse agli uomini e vengono suddivise in classi e ruoli, le ancelle sono le donne ancora fertili destinate alla riproduzione.
Dove sono le madri, le sorelle, le compagne degli uomini che usano ancora due pesi e due misure, che si sentono autorizzati ad augurare uno stupro per un colore diverso della pelle, per una differente fede politica, chi sono le donne che imitano questi comportamenti e li condividono perché sono madri e sorelle e compagne convinte che la loro visione della vita sia quella giusta. È qui che si nasconde non solo l’errore, ma l’orrore di credere di essere dalla parte giusta, senza farsi sfiorare neanche da un dubbio.
In questo caso il mio sentimento di sorellanza scompare…
Si fa molta fatica a instaurare un’amicizia tra donne, siamo invidiose l’una dell’altra, facciamo sempre la gara a chi è migliore e allontaniamo chi crediamo superiore. Io ho sempre fatto fatica a trovare una vera amica, infatti posso dire che non ho amiche, ma solo amici. Ogni volta che tentavo di legare con qualcuno succedeva sempre qualcosa, o l’invidia, o il non impegno..già, perché a costruire un’amicizia tra donne ci vuole impegno. Abbiamo mille cose da fare, lavoro, casa, figli e spesso trascuriamo le amicizie, ci dimentichiamo che ci sono le amiche con cui confrontarsi.
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È vero anche questo. I rapporti costano sempre fatica, se pensiamo a quello con i genitori, con il proprio compagno , con i figli, con tutti insomma. Il discorso del rapporto tra donne è complesso nè più nè meno. Però dobbiamo fare attenzione, perché se tutto ci assorbe e la soglia dell’attenzione si abbassa, ci ritroveremo a ridiscutere tutto quello che si è ottenuto e soprattutto quello che è necessario ottenere. Credo tu sia una giovane mamma, io, Marinella, ho due figlie che sono ormai giovani donne. Che tipo di società erediteranno se mancherà la solidarietà, l’unione di intenti?
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Bellissimo articolo, la sorellanza che bel termine. Eh si sprechiamo un mucchio di tempo a contrastarci l’una con l’altra, invece di costruire qualcosa di duraturo, buono. Felice giornata🌹🌹🌹
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Grazie, felice serena anche a te. Dobbiamo ripensare a questa idea prima di ritrovarci a perdere ciò che è costato tanta fatica e ancora ne richiederà
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Hai proprio ragione, pensare e riflettere, farebbe tanto bene. 😘
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la sorellanza nasce quando c’è empatia ma in dettaglio la voglia di sostenere le altre – ma potrebbe mutuandolo al maschile nella fratellanza – senza secondo fini e in modo disinteressato. Il guaio nasce che oggi spesso si fa solo per interesse, se si possono ricavare vantaggi e sparisce subito se vengono a mancare.
Quello che hai citato in fondo al post è purtroppo una realtà diffusa che strisciando si insinua tra noi.
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Andando avanti di questo passo, la vedo dura anche per chi vuole solo trarne vantaggi.
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E’ importantissimo andare avanti con una forte solidarietà reciproca, c’è ancora così tanta strada da fare! Si può discutere, anche animatamente, e tenersi le proprie idee, ma difendiamo le poche (se pur eccellenti) conquiste fatte fin’ora o sarà un attimo tornare indietro
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Proprio così, stiamo pericolosamente camminando all’indietro invece di proseguire in avanti. Spesso questa mancanza di solidarietà la noto nelle donne adulte, che dovrebbero avere memoria del passato, eppure…
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E’ ancora più avvilente
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