Avventura…nel cortile di casa
Io ero la nipote della portinaia, un grande privilegio, potevo far scendere i bambini a giocare nel cortile dello stabile, sempre che la nonna, generale dei marines mancata, fosse in giornata buona.
Nel cortile vi era un panificio, per la consegna del pane veniva utilizzato un furgoncino che per alcuni giorni era rimasto parcheggiato in quanto guasto, non so come né perché, io e la mia combriccola avemmo il permesso di salirci e di utilizzarlo per i nostri giochi.
Divenne una sorta di camper. Che viaggi in quel cortile, a rotazione qualcuno guidava, altrimenti si stava dietro, come in una piccola casa, come quelle case sugli alberi che tutti desideravamo.
Viaggiammo per qualche giorno, la città, il quartiere, il palazzo, quel cortile non esistevano più, macinavamo chilometri nel mondo dei sogni e delle avventure, in quel mondo dove i bambini diventano quel che desiderano, possono avventurarsi senza paura, senza rischi, ridendo stupidamente perché è così bello ridere senza cercarne il motivo.
Ogni tanto leggo frasi che con parole diverse ci ricordano che non è importante la meta, il luogo al quale arrivare, ma il viaggio. Come per le vacanze, come per la vita.
Una volta noi bambini non avevamo l’occasione di vedere paesi e luoghi lontani come ormai da anni è possibile. Non che non lo fosse, dipendeva dalle condizioni economiche, il viaggio all’estero era visto come prerogativa di chi era ricco, d’altronde non esistevano tutti questi viaggi low cost. Chi viveva al nord ed aveva origini meridionali, che poi per mia nonna chi arrivava da Roma in giù veniva chiamato “napuli” (io affettuosamente ero te’ napuli) in estate andava a casa di nonni o zii che abitavano ancora nella terra d’origine.
Però facevamo grandi viaggi, la televisione di allora ci raccontava storie avventurose, L’isola del tesoro di Stevenson, La tigre della Malesia, Il Corsaro nero di Salgari erano romanzi che noi bambini ricevevamo in regalo ai compleanni. D’altronde lo stesso Salgari non aveva mai viaggiato fuori dall’Italia, eppure le sue storie erano ambientate in mari lontani, nei deserti africani, nella giungla indiana.
La fantasia è una componente dei nostri sogni, se non fantastichiamo come troveremo ancora il nostro mezzo di trasporto?
Purtroppo il furgone riprese la sua funzione e noi tornammo a terra, ma mai con i piedi veramente per terra…
è vero un tempo si usava la fantaia per viaggiare, per giocare e per invenatre qualcosa che non esisteva.
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Penso che i bambini viaggino ancora, quando gli adulti non riempiono troppo il loro tempo
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non credo. Adesso sono attratti da telefoni e altro.
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