Un venerdì pomeriggio.
Sono circa le quattordici, il marciapiede è invaso da giovani studenti che, uscendo dalla vicina scuola media, allegramente si avviano verso le loro abitazioni. Spingono i loro trolley in avanti come carrelli della spesa, si spintonano, si sbracciano nel salutare i compagni che sono dall’altro lato della strada.
Dietro di me camminano tre ragazzini:
Ho deciso di diventare Youtuber
Perché vuoi guadagnare eh!
(sghignazzamenti)
No, ho visto… diceva un sacco di parolacce
Devi fare un kick…
Mi diverte molto ascoltare spezzoni di discorsi tra bimbi o tra ragazzi. Di questo ho capito soltanto che gli adolescenti sono sempre più curiosi di cimentarsi in quello che è il mondo di YouTube e di Instagram. Vogliono esprimersi (non sempre con il turpiloquio) creare, fare anche quelle cavolate che le generazioni passate facevano di persona e con una platea decisamente più ristretta.
Spesso (purtroppo) sfuggono le ripercussioni di tutto questo.
Il giovane personaggio in questione forse aveva voglia di dire impunemente qualche parolaccia mentre il compagno guardava già al futuro guadagno!
Mi è oscuro l’altro termine, sempre che l’abbia sentito bene, se non nella traduzione: calcio o fare un effetto. Sarà un termine da addetti ai lavori, qualcosa che appunto possa colpire…e un po’ già mi preoccupa.
I ragazzini hanno continuato a confabulare, le nostre strade si sono separate, com’è giusto d’altronde. Il loro mondo non è più il mio. Avranno continuato a progettare e a ridacchiare? Probabilmente sì, con sguardo furbetto saranno rientrati nelle loro case, con le loro aspirazioni segrete, con i compiti e i voti scritti nel diario, alcuni opportunamente nascosti.
Forse avranno trovato ad aspettarli i nonni o il genitore che non era al lavoro, quasi certamente con la televisione accesa. Mentre scorrevano le immagini di un telegiornale o di chi si si agitava per mostrare una ricetta o l’ennesimo vestito da sposa, avranno divorato il loro piatto di pasta, pronti a scappare sulla chat dei loro compagni, persi nei loro discorsi e nelle loro battute, in quell’arco di spazio temporale che li rende bambini con sogni adulti.
Un mondo completamente diverso dal mio quando non esisteva internet. Non esistevano tutte ste cavolate che ci hanno procurato dipendenza. Buon lunedì 💕 💕 💕
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Abbiamo dato noi il via a questa dipendenza. Io non avevo internet, ma mi attaccavo al telefono di casa con telefonate fiume con le amiche. Buon lunedì anche a te 😉
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Questo lo facevo anch’io con gridate ipergalattiche di mia madre😁
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Cambiano i modi ed i mezzi ma non i desideri adolescenziali
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Infatti, in qualche modo noi adulti ne siamo sempre esclusi
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Già
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Buongiorno💞 bellissimo questo scorcio di vita
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Grazie 🙂 Sì è proprio uno scorcio, fa sorridere e riflettere
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Il mondo di YouTube alcuni lo conoscono anche prima.. ho conosciuto un bambino che a 6 anni già conosceva gli youtuber e quelli che dicevano parolacce.. nonostante siano generazioni molto vicine alle mie, non so se sia veramente un bene lasciarli con in mano dei mezzi simili..
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Direi che siamo noi adulti ad aver creato questi mezzi, la nostra poi è una società tecnica che consuma tutti questi prodotti. Non è sicuramente un bene, ma potrebbe anche non essere il male assoluto se noi genitori non ci dimenticassimo il nostro ruolo. Qui comunque avevo voluto raccontare l’episodio e il fatto che probabilmente a questi ragazzini, i genitori hanno dato lo smartphone come loro surrogato
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Certo hai assolutamente ragione, il problema sorge proprio quando i ragazzini sono da soli con questi strumenti e nessuna esperienza su come usarli.. i genitori devono sempre rivestire il proprio ruolo
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Da una parte sono “avanti” ma dall’altra si perdono un sacco di cose
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Noi eravamo, o almeno io, eravamo più “indietro” e ne abbiamo perse altre. A parte questa mia penosa battuta, il discorso è molto complesso, gli strumenti che hanno in mano oggi i ragazzini sono vari e stimolanti ma anche pericolosi. Il punto sta sempre nella gestione del fenomeno e al fatto che noi adulti abbiamo dato loro questi mezzi: il mercato per vendere, noi consumatori…perché consumiamo e amiamo apparire nei social, i bambini/ragazzi non fanno altro che replicare il nostro comportamento.
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Non sono madre, quindi non posso dirti come mi sarei comportata se avessi avuto dei figli. Sicuramente non avrei comprato loro il cellulare a 6 anni come sento che accade. Li avrei spiati e passati sotto al metal detector… ma sarebbe bastato? Chissà…
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quello che non è chiaro ai ragazzini è la portata di quello che fanno. Se ci mettessero lo stesso impegno che hanno su internet e dintorni anche nello studio sarebbero dei super geni. Peccato che spesso è un modo per mettersi nei guai
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Vero. Sono in grado di imparare velocemente ma spesso non così attratti dalla scuola. Dovremmo farci due domande, come genitori e insegnanti. Siamo noi che dobbiamo apportare le correzioni, non loro. Spesso li abbandoniamo agli smartphone e ai social
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mestieri difficili sia come genitori che come insegnanti.
Certo si deve cambiare prospettiva ma senza perdere la strada inseguendo mode e capricci.
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L’evoluzione tecnologica non sta aiutando i giovani ma li sta eludendo dalla realtà e dai veri problemi di questa società super-post-industrializzata. La prospettiva va cambiata ma agli adolescenti oggi la prospettiva non viene loro insegnata quindi ecco l’utilizzo sfrenato dei social come aggancio per una vita futura piu’ o meno normale.
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