Lo scoiattolo giapponese
Avevamo uno scoiattolo (o come diceva C. uno “scogliattolo”) che i miei bambini avevano voluto chiamare Tas come il famoso cartone animato “Taz il diavolo della Tasmania” (notare la licenza linguistica: la Z si era trasformata in S). Attenzione non era uno scoiattolo come se ne possono vedere a volte nei boschi, era giapponese: più piccolo… molto più piccolo!
Il problema era che non essendo cucciolo era veramente molto selvatico e quindi di poca compagnia. Lo tenevamo in una grande gabbia attrezzata, dove lui scorazzava avanti e indietro, su e giù. Col tempo e tanta pazienza aveva anche cominciato ad avvicinarsi per prendere qualche pezzo di pane o qualche nocciolina.
Mio marito che già non ama gli animali in gabbia, ancora meno sopportava che fosse solo: così acquistò una “scogliattola” che da subito risultò antipatica e prepotente (sarà per questo che non ricordo il suo nome?). La Signora prese subito in mano la situzione e quel poco di confidenza che Tas aveva preso con noi fu annullata dall’amore e dal senso di sottomissione che si sviluppò in lui: due asociali.
Venne l’inverno e i due Cip e Ciop andarono in letargo… ogni tanto sentivamo strani movimenti e gridolini che più che a furiosi accoppiamenti ci facevano pensare a liti senza esclusione di colpi. Poi i rumori cessarono del tutto e ci fecero preoccupare, così mio marito sollevò la casetta che faceva da tana alla coppia e scoprì che Tas probabilmente aveva soppresso la compagna.
Venne la primavera e la gabbia venne messa in cortile; un giorno, complice lo sportellino lasciato inavveritamente aperto, Tas fuggì e trovò riparo nella catasta di legna che ordinatamente fiancheggiava il muro di cinta e mio marito decise di lasciarlo libero.
Era bello al mattino vederlo uscire ed aspettare che gli portassimo la ciotola con i suoi semi, era divertente vedere come amava fare arrabbiare il nostro Lupen (il cane), avvicinandosi a lui impunemente per poi arrampicarsi nel suo rifugio mentre il “segugio” impazziva di rabbia.
Poi la troppa sicurezza lo fece diventare imprudente: ogni tanto si spingeva fino alla strada, facendo spaventare le signore che lo prendevano per un topo. Fu così che una mattina uscendo in cortile non lo trovammo ad aspettare la colazione e non fece più ritorno: tutti facemmo supposizioni, ma quella che tutti decisero di adottare fu che qualcuno l’avesse preso.
Cosa penso io? Che un gatto se lo sia mangiato.
Ma poverino! Che vita disgraziata, prima la solitudine, poi la compagna stronza e poi la tragica fine! 🤤
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Si però… anche lui era poco collaborativo!!! 😉
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Se era maschio che pretendevi? 🤣🤣🤣
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Ma che bello uno scoiattolo! Peccato però…
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non è stata una vita fortunata. Mi sa che tuo marito abbia volutamente lasciato aperta la gabbia. Fine ingloriosa dopo una vita di incomprensioni.
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Hai proprio indovinato… su tutti i fronti.
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davvero?
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O due gatti diviso… 😥
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Per me è scappato inseguendo la sua libertà…anche se breve, tanto chi può mai conoscere il proprio futuro?
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