Faccio parte di quella categoria di persone che parlano da sole. E’ un’abitudine che risale ai tempi della scuola, quando ripetevo la lezione a voce alta. Nel tempo ho mantenuto questa abitudine per… litigare con chiunque ed avere ragione, spiegare le mie motivazioni, fare il punto della situazione e capire se ho capito. E’ un sistema che mi aiuta a mantenere la concentrazione, mentre, se penso in silenzio, tendo a distrarmi. A questo punto, giustamente, qualcuno potrebbe pensare che sono strana, ma non è questo il momento di discuterne :-).
L’altro giorno, non ricordo per quale motivo, mi è tornato in mente un episodio avvenuto l’estate scorsa, quando sono andata a Londra in visita ai miei “bambini”. Eravamo a tavola e si scherzava sul fatto che il loro padre ancora non si era convinto che anche il più giovane dei nostri figli avesse deciso di NON tornare più in Italia; la fidanzata del più grande, con fare un po’ saccente, affermò che era brutto che noi esternassimo questi pensieri con i nostri figli: “pensa come si sentono!!”. A quel punto ho preferito lasciar cadere il discorso: non è semplice spiegare che i genitori sono prima di tutto esseri umani con le loro debolezze e che, se si vuole essere trattati da adulti, bisogna essere capaci di ascoltare gli altri e comprenderne gli stati d’animo.
Riflettendo su questo – ed altri episodi simili – ho cominciato a spiegare al mio invisibile interlocutore, sempre a voce alta, che in fondo è comprensibile questo loro modo di pensare: sono giovani ed hanno una visione parziale di quelli che sono i rapporti genitori figli. Loro sono figli e possono solo immaginare cosa significhi essere genitori, noi siamo genitori ma sappiamo anche cosa significhi essere figli.
Mi è venuta in mente una medaglia: la facciata che vediamo è quella dei figli, la nascosta è quella dei genitori.
I figli guardano la loro facciata e la vedono bellissima e pensano di averla disegnata loro, quella dei genitori non la vedono ma “sanno”, a prescindere, che loro l’avrebbero disegnata meglio.
I genitori guardano la facciata dei figli e la vedono bellissima e sanno di averne disegnata una bozza che i figli stanno perfezionando, poi guardano la loro facciata e sanno, a prescindere, che avrebbero potuto disegnarla meglio.
Vero cara Sibilla…e poi questa canzone, che io amo tantissimo, dice tutto!
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Restano comunque loro,la nostra poesia,della quale magari non tutte le strofe sono in rima,ma quella che giunge sempre al cuore,nonostante tutto 💖
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http://claudiabrugna.com/2017/01/01/di-zucche-e-cicogne
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Scritto in modo divinamente chiaro. L’ultima parte la devo far leggere a mio figlio (lui è in Germania, invece). Quanto a me, concordo e confesso che io pure sto cominciando a parlare da sola.
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Ciao, ho pensato di nominarti per questo Tag, spero che ti faccia piacere. Laura https://2scienziateperamiche.wordpress.com/2017/03/06/i-7-peccati-capitali-tag/
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Sono Sibilla, mi scuso per il mio perenne ritardo a rispondere, ma anche io concordo con Cassandra. Fatico molto a prendere parte alla vita sociale dei blog e se non fosse per la mia amica vivremmo nell’oscurità! 🤗 Mi riprometto sempre di essere più attiva ma al momento non ci riesco… ci riproverò.
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Grazie per aver pensato a noi, sei stata molto carina. Io (Cassandra) non sono attratta dai Tag, a dir la verità non ne ho mai fatto uno, mi ricorda qualcosa tipo le catene su Whatsapp o le condivisioni di Fb e non so chi avrebbe voglia di leggere quanto dovrei scrivere. Ma poiché Menti è animato da due…menti 😉 lascio libera Sibilla di decidere se farlo lei o no
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Mi capita quando sono incavolata 🙂 prima però cerco di accendere la radio 🙂 i miei vicini sono troppo …ficchetti 🙂
Ciaooo
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una ottima visione del rapporto genitori figli , io ho aspettato che diventassero genitori ma è cambiato poco . Un giorno il più piccolo mi ha attenzionato perché avevo sua figlia attaccata al passeggino del cuginetto e mi ha detto “Pà stai attento perché sono due” l’ho fulminato con lo sguardo e il mio pensiero è stato “perché te e tuo fratello quanti eravate?”
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